Depressione: un esempio pratico

Depressione

Un esempio pratico

Un uomo

La mia “storia” ha inizio il 1992, felicemente sposato con 2 figli, un buon lavoro e tanti amici.Tutti gli elementi necessari per pensare ad una vita tranquilla e serena.Un giorno era il mese di Gennaio torno a casa, dopo il lavoro, e trovo mia moglie ancora a letto, uno sguardo spento, come perso nel vuoto e piangeva, non sapeva dirmi perché.

Io pensai subito a qualche problema con la sua famiglia, o a qualche cosa che io involontariamente avevo potuto fare. Niente, non sapeva dirmi perché, io la guardavo incredulo cercavo una spiegazione e anche i miei figli, che all’epoca avevano 8 e 6 anni la guardavano stupiti. Quella prima serata passò cosi, io preparai la cena e dopo andammo tutti a letto. La mattina dopo quando pensavo che ormai tutto era passato, mi stavo preparando per andare al lavoro, lei si aggrappa addosso a me e mi esorta a non uscire, ” non ce la faccio ” diceva in continuazione ” dammi la forza ” mi ripeteva. Io cominciai a preoccuparmi seriamente, non sapevo cosa fare, se era meglio insistere per andare a lavoro oppure no. Cominciano cosi i dubbi su quello che è giusto o non giusto fare, cominciano cosi ad insorgere i primi sensi di colpa.

Sarà colpa mia mi dicevo, non sono stato un buon marito, non sono troppo affettuoso, e mano a mano che questi pensieri mi assillavano vedevo lei sempre più spenta, addirittura più magra non aveva voglia di lavarsi, voleva solo starsene a letto avvolta fra le coperte e voleva che io gli stessi vicino tenendola per mano. Intanto si dovevano accompagnare i bambini a scuola, lo feci e chiamai pure in ufficio. Tornato a casa passai tutta la mattina vicino a lei, tenendola stretta a me ” voglio sentirmi viva ” mi diceva ” mi manca la vita ” . Come è possibile mi chiedevo la sua vita si è spenta cosi, come in interruttore che si gira, e la cosa che più mi tormentava era non capire il motivo, come può essere? Dopo alcuni giorni, la situazione purtroppo peggiorava, e con l’aiuto di sua sorella ci rivolgemmo ad uno Psicoterapeuta, pensavamo ad un leggero esaurimento. Finalmente arriva la diagnosi: era una depressione reattiva.

 

Una donna

Oggi voglio parlarvi della depressione, una malattia che richiede la nostra attenzione. Pensate che in Italia  colpisce circa otto milioni di persone! Sono una donna di 43 anni, e dirò come ho vinto la depressione portando un’esperienza diretta. Troppo spesso vengono lanciati messaggi catastrofici circa questa malattia e molto raramente si parla di come, se questo disagio viene affrontato con l’aiuto di specialisti preparati e con i giusti strumenti, può essere affrontato.

Per la precisione ho sofferto di distimia con picchi di depressione maggiore, in alcuni casi ho pensato anche al suicidio! Dopo diverse cure farmacologiche, ma improduttive, mi sono rivolta ad una psicoterapeuta ad orientamento cognitivo-comportamentale e posso dire che è stata la mia salvezza! Già dopo 4-6 mesi di psicoterapia stavo molto meglio. Usando gli strumenti e le strategie apprese, ma soprattutto cogliendone il ‘senso’, sono finalmente riuscita a vincere la depressione. E’ difficile trovare il modo giusto di spiegare questa malattia a chi non ne ha mai sofferto, ad ogni modo posso fare delle similitudini. Sicuramente ognuno di noi ha provato sentimenti di disperazione, angoscia e simili: bisogna pensare alla depressione come uno stato prolungato e molto più intenso di tali sentimenti e la completa impotenza di fronte ad essi.

A tutti è capitato di non aver la volontà di fare qualcosa: immaginiamo questa condizione ma moltiplicata per 100 volte nel caso di depressione.
Nel mia situazione la terapia cognitivo-comportamentale è stata efficace perché sono riuscita a modificare i pensieri disfunzionali che erano alla radice del problema e di conseguenza il mio comportamento. Ho imparato anche ad accedere a risorse interne delle quali non avevo piena consapevolezza.